Appunti dopo l’iniziativa “bandiere al cantiere” del 14 dicembre a Trasta.
Beata innocenza. Quelle piccole creature che giocano con la terra sotto il braccio di una ruspa gigante, non lo sanno, non lo possono sapere a tre, forse quattro anni, che fino a qualche mese fa avrebbero giocato in un bosco, un bosco che tanto avrebbe avuto da insegnargli, proprio li’ a ridosso della frenesia di una periferia che così poco ha da offrire a quell’età. Un giorno capiranno l’importanza di essere ben coscienti di cosa significhi realmente progredire, dell’importanza della bellezza, del provare, anche tra mille difficolta’, a costruire un qualcosa di migliore per tutti, insieme…. capiranno e saranno felici di aver giocato sotto quello scavatore.
Bandiere al cantiere. Bandiere nel deserto poteva essere chiamata l’iniziativa di oggi.
Quelle che erano le colline alle spalle di Trasta si presentano spoglie delle centinaia, migliaia di alberi che le animavano, roveri secolari, polmoni di una periferia che già troppo in questi decenni aveva sacrificato per questa idea di progresso costituita da cementificazione sfrenata, giri di affari e menzogne.
Sparse qua e la’, ormai tra il nulla, abitazioni destinate ad essere abbattute, pagate con risorse pubbliche ben oltre il loro valore, con la chiara intenzione di far avanzare nel silenzio la strisciante macchina dell’alta velocità. Una vergogna nella vergogna.
Oggi dopo una breve passeggiata, con un pugno nello stomaco, dato dall’indignazione, la rabbia e lo sgomento per quello che avevamo intorno, abbiamo varcato i limiti delle loro recinzioni, dei loro divieti; così oltre cento persone sono entrate nei cantieri piantando all’interno di quelle aree le nostre bandiere con il treno crociato.
Una piccola iniziativa, con un contenuto pero’ molto importante, persone di tutte le età hanno affermato, di non riconoscere alcuna legittimità ai divieti imposti in quei cantieri e con questa certezza di voler proseguire il cammino.
Un cammino fatto da momenti di grande partecipazione, come il corteo con le oltre mille persone di Pontedecimo, da momenti di semplice socialità, di blocchi, di risate e anche di momenti difficili. Un cammino in cui ognuno puo’ ritagliarsi il proprio spazio e fare il proprio passo.
Occorre impegnarsi, spendersi, impiegare tempo. Occorre resistere.
Fermarli puo’ sembrare difficile, ma insieme è possibile.