A proposito di Terzo Valico
LA FOGLIA DI FICO SULLE PUDENDE DEL SINDACATO
di Antonello Brunetti
L’amico Lino Balza mi segnala, su “Lotte unitarie” del sindacato CGIL di Alessandria, un articolo titolato “TERZO VALICO: si, ma”. Il cappello: “Amianto e acqua questioni dirimenti per la realizzazione dell’opera”.
Vediamo i punti essenziali di questo presa di posizione della CGIL
– 1600 milioni di euro stanziati dallo Stato; assunzione di centinaia di lavoratori, soprattutto edili; il soggetto con cui confrontarsi è il Co.civ.
– Il sindacato vuole il coordinamento dei Comuni perché questi procedono in ordine sparso.
– Richiede trasparenza e percorso partecipato.
– Vuole una analisi costi-benefici svolta da una autorità internazionale.
– Occorre fare, ma fare bene, con una chiara visione di cosa si intende promuovere.
– Non sono sufficienti i sette campionamenti eseguiti, sui 51 richiesti nel 2005, per verificare la presenza di amianto.
– Vogliamo un piano operativo sulle modifiche delle falde.
Cara CGIL,
io ho un caldo ricordo del sindacato, sia perché vi sono stato iscritto per tutta la mia vita lavorativa, sia perché sono stato fra i fondatori di CGIL-scuola all’inizio degli anni Settanta con Marchegiani, Foco, Livorsi, Giachero e altri e soprattutto perché in questa associazione ho conosciuto compagni e amici di notevole spessore.
Mi intristisce, perciò, leggere questa presa di posizione che ha quattro difetti fondamentali:
1- Dopo vent’anni di assenso assoluto ci si accorge solo ora che forse sarebbe opportuno approfondire qualche aspetto, ad esempio il rapporto costi-benefici. E qui si chiede la valutazione di una autorità sovrannazionale. Chi: l’ONU, la Spectre? Ma non è sufficiente che ben due direttori delle ferrovie abbiano dichiarato che a fronte di una spesa di oltre 6 miliardi a carico dello Stato (e lo ha confermato anche Mauro Moretti), la gestione al massimo renderà il 15% con un debito futuro progressivo sino a non so quale generazione.
2- Il problema amianto e falde appenniniche che verranno svuotate è emerso solo negli ultimi anni. Il fatto è che questo lungo e costosissimo buco è inutile poiché siamo lontanissimi dalla saturazione degli attuali cinque valichi, perché se trasporta persone non può trasportare merci, perché le previsioni passate si sono rivelate demenziali e messe fantasiosamente su carta per abbagliare gli allocchi.
3- Il problema è quello di un sistema ferroviario efficiente, pulito, al servizio dei lavoratori e degli studenti che ne usufruiscono quotidianamente, mentre il 5 per cento degli stanziamenti (ma pare che non ci sia più neanche questo) va per le ferrovie esistenti e il 95% per il TAV, con un rapporto totalmente invertito rispetto alle utenze.
4- Con 6 miliardi verrebbero ammodernate le linee esistenti e integrate con i tratti necessari, come il collegamento di Voltri con le linee dei Giovi o il quadruplicamento della Tortona-Voghera. Per creare posti di lavoro edile basterebbe, ad esempio, dare il via al recupero dei centri urbani, al risanamento dall’amianto e all’isolamento termico delle case esistenti.
Vi lamentate che dovete raffrontarvi con il solo Co.civ: rifiutatelo!
Del resto Bersani per due volte lo fece respingendo la tecnica truffaldina dell’autoaggiudicazione dell’appalto motivata dall’impegno, mai rispettato, di metterci di tasca propria il 60% dei costi d’opera. Rifiutate una ditta che è stata creata da un consorzio di speculatori quasi tutti falliti (Del Prato, Ligresti, Gardini, ecc), da una ditta che nel 1997 venne denunciata per truffa aggravata nei confronti dello Stato e ne venne fuori solo per prescrizione, da una ditta (con un commissario nominato da Berlusconi, inquisito per aver trasformato una proprietà pubblica in una dependance sul mare) che manda ora centinaia di avvisi d’esproprio gettando nel panico tante famiglie legate al proprio territorio e ciò senza alcuna trasparenza e percorso partecipato, come vorreste voi.
Vi lamentate dei Comuni che vanno in ordine sparso, ma cosa è mai stato fatto per informarli, per creare momenti di incontro, per dare coesione, al di là del lungo e faticosissimo lavoro del Comitato No Terzo Valico che opera del lontano giugno del 1992? Cosa ha fatto la Provincia? Cosa avete fatto voi? Oppure, ma qui mi rendo conto che sto incattivendo, vi dà fastidio che il Comune di Arquata assuma una posizione coraggiosa, che 2.500 persone della nostra terra manifestino il 26 maggio il loro dissenso, che la Fiom rifiuti la logica delle opere preconfezionate, blindate con il sigillo della Legge obiettivo e da accettare a scatola chiusa?
Nella parte finale del vostro articolo mi sarebbe piaciuto leggere di una vostra ferma richiesta di moratoria per consentire finalmente le indagini che chiedete e per bloccare gli espropri, avviati, guarda caso, a metà luglio.
Invece accettate che questo Cociv inizi, senza aver minimamente ascoltato le vostre richieste, e cali la mannaia sui cittadini che i Comuni spesso, per ignoranza, per connivenza o per indifferenza, non cercano di tutelare.
E non mi si venga a dire che la trasparenza e la partecipazione nascono dalla costituzione di un Osservatorio tecnico-ambientale; non ne ho mai visto uno funzionare se non per porre una foglia di fico sulle proprie vergogne e passività.
Non veniteci a dire, per favore, che chiederete con forza interventi compensativi nei territori interessati dalle grandi opere. Ma come? In cambio di ciò che perderemo in salute, in vivibilità, in una motivazione forte della politica vissuta come impegno altruistico, in un rispetto delle reali esigenze delle nostre comunità, voi chiedete campetti di calcio, rotonde, sottopassi e altre colate di cemento? Vergogna!
Chiedete anche la presenza dei sindacati ai tavoli e un protocollo legalità. Giustissimo e decisamente un obiettivo da perseguire; ma mi pare che qui stiamo sognando “l’isola che non c’è”.
Su questi temi si potrebbe aprire un capitolo lungo e ricco di documentazione sulle manovre di banche e potentati economici, sulle tangenti che hanno già fortemente inciso su un’opera (giusta o sbagliata che sia), sulle infiltrazioni della ndrangheta, sui continui aumenti di costi previsionali, sulle motivazioni presentate con il carisma dello sviluppo, della crescita, del lavoro, dell’Europa e poi rivelatesi frottole talmente miserande che non ti arrabbi più neppure e ti viene da pisciarti addosso dal ridere.
Cari amici e compagni del sindacato,
non vi pare che sia forse venuto il momento di essere seri e di bloccare il tutto e verificare bene, tutti insieme, se questa opera nata dal ventre marcio della più grande madre delle tangenti (come la definì Di Pietro nel 1993) ha veramente un senso o se per ottenere un reale rilancio del trasporto ferroviario, realizzare opere realmente utili e tutelare le nostre popolazioni non sia il caso di affossarla come avvenuto per il ponte sullo stretto di Messina?