di Maurizio Bongioanni
http://www.fainotizia.it/contributo/02-11-2012/testo/tav-le-ditte-coinvolte-negli-appalti
Ascolta l’intervista a Ivan Cicconi, presidente di Itaca (Istituto per l’Innovazione e Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale)
Era il 24 settembre del 1970 quando i dipendenti delle Officine Moncenisio di Condove (To) votarono all’unanimità una mozione di rifiuto alla fabbricazione di armi in quanto “lavoro moralmente inaccettabile”. Oggi i tempi sembrano cambiati. L’etica nel lavoro non è più un elemento così importante. Soprattutto in Val di Susa dove le aziende coinvolte nei lavori dell’Alta Velocità hanno dei trascorsi non così trascurabili.
L’origine del Consozio Valsusa
Nel maggio del 2011 viene costituito il Consorzio Valsusa con il compito di prestare consulenza alle imprese coinvolte nei lavori di escavazione e composto da un gruppo di imprenditori tra i quali Lazzaro Laura (Italcoge spa) e Benente Giuseppe (Geomont Srl) due aziende fallite dopo poco e che escono dal Consorzio a novembre per rientrarci nello stesso mese con altre due loro aziende costituite ad hoc: la Italcostruzioni e la Geodata. A dicembre il Consorzio Valsusa cambia nome diventando Consorzio Valsusa – Piemonte Imprese per lo Sviluppo e cambia anche l’oggetto sociale del gruppo che offre una ben più articolata panoramica di servizi agli associati tra cui, come scritto nello statuto, quello di “coordinare e disciplinare in maniera non concorrenziale l’attività dei consorziati”. La direzione del Consorzio è affidata a Luigi Massa, già indagato dalla Corte dei Conti di Napoli per fatti accaduti quando era direttore generale del Comune partenopeo in quanto aveva affittato delle sedi comunali in modo non regolare per una valore di 230 milioni di euro. Intanto al posto di Lazzaro Laura subentra il fratello Lazzaro Ferdinando e nel febbraio 2012 entrano 17 nuovi consociati: sotto la direzione di Massa il peso delle ditte valligiane si riduce drasticamente e il consorzio cambia totalmente fisionomia, sprovincializzandosi. Infatti, tra i nuovi consociati risulta anche il C.E.R. (Consorzio Emiliano-Romagnolo) di cui fa parte la CMC. Ezio Rovati, rappresentante del CER, entra nel consiglio direttivo del Consorzio Valsusa-Piemonte.
LTF pubblica a giugno 2012 i nomi delle ditte che a marzo si erano aggiudicate il pre-appalto dei lavori preparatori del cantiere a La Maddalena di Chiomonte. Tutte le aziende che hanno partecipato, tra cui quelle già fallite e in corso di fallimento (Italcoge e Geomont), si sono aggiudicate almeno il lotto n.1 (“Lavori per il sito di stoccaggio relativo al tunnel geognostico de La Maddalena”). Ma a ben vedere i lavori a La Maddalena, ad esempio quelli per il disboscamento, erano già attivi dal giugno 2011: come erano stati appaltati questi lavori nessuno lo sa. “Gli appalti si affidano a trattativa privata” ricorda Alberto Perino, leader dei NoTav. Da notare che questi lotti sono stati affidati a ditte tra le quali compaiono aziende con un solo dipendente, aziende costituite apposta per partecipare a questa gara, aziende – come la SCC Srl o la Luigi Notari Spa – che pur occupandosi di rifiniture o completamenti per edifici civili vincono appalti per movimento terra. Poi ci sono ditte – come la Zublena Srl e la Edilcebana Srl – che hanno nel cda la stessa persona (Riva Maria Caterina). Alle stesse aziende, tranne che a quelle contenute nel vecchio Consorzio Valsusa, vengono affidati i lavori anche del lotto n.2 (“Opere civili relative al tunnel geognostico de La Maddalena”).
La Italcoge
Il fallimento della Italcoge merita un capitolo a parte. Il 30 dicembre 2010 questa azienda presenta al tribunale di Torino un’istanza di legge fallimentare per la ristrutturazione del debito. Al 30 settembre il bilancio presentava una perdita di circa 5 milioni di euro ma questo non ha frenato la Italcoge: l’azienda infatti ha chiesto la ristrutturazione del debito dando come garanzia gli appalti per il tunnel geognostico de La Maddalena e quelli per il raddoppio del traforo autostradale del Frejus, appalti che non erano ancora stati affidati. LTF, la società che decide a chi dare gli appalti, non ha fatto cenno. Ad ogni modo, a febbraio la richiesta viene respinta e la Italcoge fallisce. Poi a maggio 2011 LTF, nonostante conosca di per certo la situazione di default nella quale versa la Italcoge, gli assegna senza gara d’appalto i lavori della recinzione anti-intrusione al cantiere de La Maddalena. La Italcoge si affretta a costituire un’Ati (associazione temporanea d’imprese) con la famiglia Martina che costituisce ex-novo la Martina Service Srl per condividere il lavoro. Socio unico della nuova società è Cattero Manuela, moglie di Claudio Pasquale Martina, gemello di Roberto. Per i gemelli Martina il pm di Torino Roberto Furlan ha chiesto una condanna a tre anni e nove mesi di carcere per concorso in bancarotta fraudolenta: i due gemelli avrebbero distratto 1,2 milioni di euro dalle casse societarie prima della bancarotta. I Martina sono inoltre incappati nell’inchiesta Minotauro insieme ai Lazzaro: come ricostruito da Alberto Gaino de La Stampa, i carabinieri hanno fotografato 14 imprenditori della ValSusa mentre entravano a casa di Bruno Iaria, capo della locale n’dranghetista di Cuorgné e dipendente della Italcoge. Tra gli imprenditori accorsi a casa di Iaria per fare affari c’era anche Claudio Pasquale Martina. In seguito, l’Ati pare essere a rischio data la mancanza di liquidità della Italcoge così LTF “gira” l’appalto con totale disinvoltura a Martina Service (che non era citata nel contratto originale), la quale a sua volta costituisce una nuova Ati con la neonata Italcostruzioni srl, costituita a maggio con soli 2500 euro di capitale versato, che prende il posto della Italcoge in via fallimentare. Ma non basta. La Italcoge, sempre più prossima al fallimento, decide di intestare tutte le quote alla Iminvest Srl, l’azienda-cassaforte di famiglia Lazzaro così teoricamente quest’ultima prende momentaneamente il posto della Italcoge che viene dichiarata fallita dal tribunale di Torino il 2 agosto. Il fallimento rischia di portarsi dietro anche la neonata Italcostruzioni. Ma non succede. Anzi, dal 4 agosto i mezzi della Italcoge continuano a lavorare nel cantiere de La Maddalena come se nulla fosse accaduto perché gli stessi lavori passano di mano alla Italcostruzioni: ma come è stato reso possibile questo passaggio? Così: il curatore fallimentare dell’Italcoge, Michele Vigna, indice un’offerta pubblica del ramo dell’azienda in fallimento chiedendo una garanzia fidejussoria di primo rischio pari a 900mila euro. E chi la vince? Ovviamente la Italcostruzioni, una società senza bilancio, con meno di 10mila euro di capitale sociale di cui versati solo 2500. Tra l’altro le persone che la costituiscono derivano dalla stessa famiglia – i Lazzaro – e anche se questo in Italia non è reato, è un fatto che dietro la società vincitrice ci sono persone e società plurifallite.
Ma i Lazzaro non sono gli unici ad avere guai giudiziari nel Consorzio Valsusa-Piemonte. Nel 2002 furono indagati 59 imprenditori per un presunto cartello di imprese che si spartivano gli appalti, in barba alla trasparenza, in tutto 50 aziende coinvolte e 12 persone arrestate. Tra queste ritroviamo Lucco Castello Luciano, Godino Ermanno e Margrita Giuseppe oltre a Ferdinando Lazzaro. Questi persone le ritroviamo nei cda delle aziende facenti parte del Consorzio in questione. Altra azienda da segnalare del Consorzio è la Sti Srl (Studio Tecnico Italiano) di cui fa parte Vincenzo Procopio come socio e direttore tecnico. Azienda tipicamente famigliare, Vincenzo è già stato condannato per turbativa d’asta e coinvolto in indagini come quella della frana sulla statale di Avigliana – di cui Procopio era uno dei progettisti -, indagato nelle rete di favoritismi dell’esponente An Ugo Martinat (quest’ultimo coinvolto dalla Guardia di Finanza per turbativa d’asta e abuso in atti d’ufficio), coinvolto nelle indagini relative agli appalti pilotati nelle Olimpiadi invernali torinesi e soprannominato da La Stampa “il burattinaio delle infrastrutture piemontesi”.
Nella GeoValsusa Srl vi è Accattino Giuseppe, già consigliere alla Assot Srl indagato per falso in bilancio e presentata dalla stampa locale come “pessimo esempio nella gestione della cosa pubblica”. Il movimento NoTav da tempo ha raccolto materiale su queste ditte: «Ci sembra che il panorama nella sua globalità sia moralmente desolante. Ci sembra che LTF operi in spregio di ogni regola, legge o regolamento» è il commento del leader Alberto Perino. «Ci sembra che si operi, come forse è successo per tutte le grandi opere, al di fuori della legalità formale, certi dell’impunità. A questo proposito ci sembra che la lezione del Mugello per i lavori dell’AV Bologna-Firenze sia esemplare: una zona devastata per sempre, irrimediabilmente messa a secco: e nessuno colpevole. Tutti assolti o prescritti».
Due grossi soggetti presenti in tutte le grandi opere italiane sono la CMC di Ravenna e il Gruppo Gavio
CMC
La Cooperativa Muratori e Cementisti – Cmc di Ravenna, azienda leader nel settore delle costruzioni che opera in Italia e nel mondo, è stata fondata a Ravenna nel 1901. E’ in ogni cementificazione importante in ambito nazionale. La CMC è presente nei mercati delle grandi opere, dei lavori pubblici (grandi infrastrutture, edilizia pubblica, lavori portuali come l’aeroporto Malpensa e porti marittimi), dei lavori ferroviari con particolare riguardo all’Alta Velocità (oltre la Torino-Lione ha lavorato nella Torino-Milano, Bologna-Milano, Firenze-Bologna e altre) dei lavori privati (ipermercati, hotel, centri direzionali) e degli interventi edili e in infrastrutture nel territorio in cui ha sede e nel quale è impegnata ad assicurare presenza imprenditoriale e sociale. Con l’imputazione di turbativa d’asta, a maggio è stato aperto un fascicolo di indagine sul primo appalto dell’Expo2015 a Milano. La procura sta lavorando per scoprire se la gestione dell’appalto “rimozione delle interferenze” sia stata combinata a tavolino. La Cmc è contraente generale nonché esecutrice dei lavori nell’autostrada infinita Salerno – Reggio Calabria, progettista ed esecutori del passante di Mestre, sta progettando la contestata Tangeziale Est Esterna di Milano, sta costruendo la base militare americana (la più grande d’Europa) Dal Molin a Vicenza appaltata dallo US Government Em Department of the Navy per 242 milioni di euro (questo nonostante il parere contrario degli abitanti espresso anche attraverso un referendum cittadino). Nel settore militare si sta occupando anche della base di Sigonella, in Sicilia, dove verranno “addestrati” i droni americani spediti in Medio Oriente. Infine c’è il tanto discusso Ponte sullo Stretto. Oggi è pronta a partire con il tunnel esplorativo a Chiomonte. Ma ancora gli scavi non sono iniziati. Perché? Le istituzioni danno la colpa al movimento NoTav ma la realtà è un po’ più complessa a partire dall’incertezza della risorse finanziarie, incertezze che ha spinto altri paesi europei a rinunciare ai progetti dell’Alta Velocità. Alla CMC nel 2005 vennero affidati i lavori del tunnel esplorativo di Venaus, poi mai realizzato: nello stesso raggruppamento d’imprese c’era la Cogeis. Titolare della Cogeis era Giovanni Bertino, indagato per aver scaricato 150 camionate di detriti presso il fiume Dora e arrestato nel 1991 per corruzione ad Aosta insieme a Bruno Binasco, braccio destro del costruttore Marcellino Gavio (oggi Bruno Binasco fa parte del comitato direttivo della società Autocamionale della Cisa S.P.A, che gestisce tratti autostradali in concessione).
Gavio
Indiscusso leader della famiglia Gavio è Marcello, morto all’età di 77 anni nel 2009. È sicuramente tra gli imprenditori di infrastrutture autostradali più famosi d’Italia. Partecipa nelle principali tratte autostradali italiane e uno dei suoi ultimi affari è stata la cessione del 15% delle azioni della Serravalle-Milano alla Provincia di Milano sotto la direzione del deputato Pd Filippo Penati, indagato per tangenti dalla Procura di Monza. Le azioni in questione sono state pagate il quadruplo del loro valore originale. Ma Marcello Gavio non è nuovo a questi intrallazzi. Nel 1992 si è rifugiato a Montecarlo per sfuggire a un mandato di cattura nei suoi confronti per presunte tangenti pagate a Gianstefano Frigerio della DC, riguardo l’appalto per l’autostrada Milano-Genova. Una volta prescritti i reati, Gavio è rientrato in Italia. Dal 2007 fa parte anche di Impregilo, la più grande società di costruzioni e ingegneria italiana che controlla insieme alle famiglie Benetton e Ligresti. Nei lavori dell’Alta Velocità il Gruppo Gavio ha partecipato, con Impregilo, alla realizzazione della tratta Torino-Novara della linea ad Alta Capacità Torino-Milano. In quell’occasione gli ispettori del Servizio per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere del Ministero delle Infrastrutture scrivono in un loro memorandum riservato all’allora Ministro dei Trasporti Altero Matteoli che “la condotta delle società consortili è stata volutamente improntata alla lievitazione del costo complessivo dell’opera. Si rileverebbe un corposo introito di denaro non giustificato in capo al Gruppo Gavio (circa 100 milioni di euro) a fronte di lavori effettivamente svolti e fatturati a costi ampiamente inferiori dai soci consorziati con quota minoritaria. Tale fattispecie dimostrerebbe che, la stessa opera, poteva essere portata a compimento con un costo di gran lunga inferiore. Parimenti le società consortili sembrerebbero essere state create artificiosamente al fine di eludere il divieto di affidamento in secondo subappalto. […] Il costo delle lavorazioni […] risulterebbe essere stato contabilmente raddoppiato rispetto a quello sostenuto e che quindi doveva essere speso, passando da circa 10 mln Euro/Km a circa 20 mln Euro/Km”. Le società consortili create “artificiosamente” sono la Biandrate e la Agognate. In entrambe le società il 95% delle quote fanno parte ad imprese appartenenti al Gruppo Gavio tra cui l’Itinera Spa, la quale partecipa oggi al lotto 1 e 2 dell’attuale linea ad Alta Velocità Torino-Lione.