“A volte mi chiedo che senso ha la mia vita, chiuso tra queste quattro mura, con un ergastolo da scontare. In altri momenti invece, sento che non finirò i miei giorni in prigione.
Prima o poi in qualche modo uscirò e mi riconcilierò con l’esistenza.
Vivere, vale comunque la pena: sentire l’aria entrare nei polmoni, il cuore battere, il sangue scorrere nelle vene.
Percepire il passare del tempo.
Come si può condannare qualcuno alla prigione a vita, a una pena infinita.
Si vuole scolpire la sua colpa nella memoria perché vi resti in eterno.
Ma questo per fortuna è impossibile, è inumano.
L’oblio arriva, cancella la memoria, la modifica. Del mio passato conservo solo gli episodi migliori, i volti che tra mito e realtà mi accompagneranno sempre.”
Roberto Silvi, morto il 1° aprile 2008 a Parigi, ucciso da una malattia balorda.
Per anni rifugiato in Francia a causa di “un passato che non ho mai voluto modificare, e tanto meno rinnegare, con letture posteriori”.
PS grazie Baruda