Lettera aperta e appassionata di un presunto teppista/guastafeste

Sabato 29 dicembre 2012, Genova

 

Oggi anche il Centro Storico risplende.

Uscire fuori dal portone e immergersi fra gli aromi dei caruggi è un incanto. Da oggi chri matti sofi ed io siamo di nuovo liberi di uscir di casa! Dopo sedici giorni di custodia cautelare ai domiciliari, ordinati dalla Procura di Genova per una vivace resistenza allo sgombero dell’occupazione in via dei Giustiniani19, possiamo di nuovo abbracciarci. Buffa sorte, essere prima cacciati da una casa condivisa, e poi condividere l’isolamento in case separate. Il pubblico ministero Vincenzo Scolastico, ex procuratore “anti-mafia” ora pagato unicamente per reprimere questi “anarco-blackblok-autonomi-insurrezionalisti”, risponde al motto “senza casa non ci sto” obbligandoci a stare sempre a casa!

A parte gli scherzi, la Triade dell’Odio, composta dagli spioni investigatori della Digos, il sopraccitato (e forse anche sovra-eccitato dall’uso delle manette) PM Vincenzo Scolastico, e la matrona borghese nonché Giudice per le Indagini Preliminari Marina Orsini, avranno capito che così facendo ostacolavano il nostro forse più caro e gravissimo reato: vivere in comune e aiutar la nostra gente nel resistere al fascismo ad alta velocità, che oggi come in ogni fase storica di crisi, prova ad avanzare per lasciar indietro tutti gli sfruttati. Tanto per cominciare, si saranno accorti di questo fallimento, perché l’unione contro gli attacchi subiti ha serrato ulteriormente le nostre fila, alimentate da rinnovata passione, nuovi amici, e cari di lunga data. Il mio sincero ringraziamento va a tutti questi per il sostegno e la solidarietà dimostrata, oltre che ai compagni più stretti che nelle ultime settimane di dicembre sono stati sempre al nostro fianco.

 

 

In queste settimane ho avuto modo di osservare, a latere, ciò che succedeva in città, e mentre si riempiva il cuore per la vitalità nelle strade, si accresceva il mio senso d’appartenenza a questa città in cui sono nato, da sradicato. Ho sentito mai così vicino il legame con questa comunità umana, vagabonda perché in cerca di quiete, composta da molti fratelli, e molti ancora da conoscere, che percepisco qui ora dove vivo, ma che si diffonde in tutto il mondo. Mi sono sentito parte di una grande famiglia allargata, che va dai quartieri operai della Val Polcevera ai dormitori popolari della Val Bisagno; che resiste, più o meno consciamente, al modello di vita capitalista, perché inumano, corrotto e sprezzante degli insegnamenti della storia. Forte invece dei racconti tramandati dai più anziani, questo galeone errante ha proseguito il suo ammutinamento, sperimentando la sua rotta nonostante le burrasche. E’ anche questo che mi ha dato forza, mi ha indirizzato il cammino, e ha vinto le paure nei momenti di isolamento.

 

 

Chiaro, in questo periodo cerco di essere positivo di mio, non voglio credere alle coincidenze e provo a tirar fuori il meglio di ogni circostanza. Però, forse se ho sentito così forte ultimamente questa appartenenza, è anche perché questo intreccio di differenti esperienze ha già attraversato e dato vita, nell’ultimo anno, alla Casa Occupata Giustiniani19, dove ho vissuto, dormito (fin troppo), giocato, amato e lavorato insieme a molti altri. E forse è anche per questo, come è già stato detto, per l’ossessione dei funzionari di Stato di non far radicare il dissenso nei quartieri, per non far trovare punti di riferimento e di contatto alla dissidenza nelle città, che Giustiniani19 è stata sgomberata. Ma, anche in questo caso, lorsignori ne avranno potuto constatare il fallimento. Nuove case sono state occupate in Centro Storico e alcune oggi rifioriscono e si organizzano; in Val Polcevera viene bloccata dai manifestanti una trivella e il movimento contro il TAV-Terzo Valico si rinforza e consapevolizza; in Val Bisagno i compagni e sempre più abitanti alzano la voce contro la riqualificazione dei territori, e progressivamente queste tre esperienze s’iniziano ad intersecare.

 

 

Vorrei poter guastare le feste ai putrefatti rappresentanti di questa società carceraria, come loro non sono riusciti a fare con me, dimostrando ancora una volta che Giustiniani19 non è fatta di mura come le loro prigioni, né di schiavi come le loro caserme. Non è fatta solo degli abitanti in senso stretto, bensì di tutti coloro che ci sono passati, l’hanno resa possibile, e forse, sotto sotto, hanno avvertito che la passione per la libertà è, sul serio, più forte d’ogni autorità. Le ragazze e i ragazzi, giovani e meno giovani, giusti al momento giusto. Per capirci, alla casa occupata c’erano operai, disoccupati, lavoratori (e studenti!) occasionali, convinti nel non pagare il prezzo di quest’ennesima crisi, stanchi di lavorare per le briciole d’un banchetto fra potenti, desiderosi di un futuro degno e di un giusto rimborso, nel presente, da parte dei padroni.

 

 

Ma questo, scusate se mi dilungo, non è ancora niente in confronto a tutto ciò di cui si è riappropriato questo gruppo allargato ed eterogeneo di persone. Giustiniani19 è nata, come detto, da conoscenze e sperimentazioni, da speranze e sogni non-autorizzati, da gioia, autogestione e fratellanza. E’ fatta di idee coraggiose e pratiche che si diffondono ovunque, che ovunque possono essere attualizzate e riprodotte, da chiunque navighi sulla nostra stessa barca. Dico che esiste ancora perché una creazione e una conquista collettiva non si dimentica, e quindi non può essere sgomberata! Può invece diffondersi fra vicoli stretti e, agli occhi dei più, nascondersi temporaneamente, ma non può morire.

 

Chiamatemi visionario: ho creduto in alcuni momenti, si decisamente ho creduto di vedere il miraggio tanto atteso delle comuni libertarie del passato, tanto intense quanto fugaci, e ho pensato: “si può fare”! Quindi, come pensano i miei paternali aguzzini, forse tentati dalla mia giovane età, di “rieducarmi”? In queste settimane di arresti domiciliari ho atteso la pattuglia di controllo non per farmi ribadire ogni volta che ero chiuso dentro, semmai per dimostrarmi pronto a chiudere, ancora una volta, quelli stronzi fuori dalla casa che abito! Credo di aver capito perché anche solo una risata può spazzarli via. Quando ti stanno scortando in Questura, quando sei prigioniero e non hai altri mezzi, irridere la sorte e la bassezza delle loro prospettive, credo possa donare quell’attimo di riscossa che vince le paure e rompe il loro giochetto difettoso. Forse no, quanto meno un po’ di soddisfazione.

 

 

 

 

 

Quindi, festeggiamo con la fine dell’anno anche la fine di un arresto in vero molto breve e indolore. Come se non bastasse, la Triade ha fallito al Riesame, contro i nostri fidati avvocati, pure sul piano democratico! Facciamoci una risata insieme. Dimostriamogli che, animati dalla cambiamento, sopravviviamo ovunque, ci adattiamo alle modificazioni di questa frenetica società per rovesciarla, diventiamo anfibi nella palude di questo mondo decadente per difenderci e contrattaccare. Più misere saranno le condizioni dell’oppressione, più impareremo a vendicarci degli oppressori. Non ho paura dell’isolamento finché rimane libero il motivo per cui lo subisco.

 

 
Che dall’ultima tempesta nasca una nuova stagione di prosperità e abbondanza, nella libertà.

 

Un abbraccio ancora a tutti gli amici e compagni, nuovi e di lunga data, Genovesi e non; quelli con cui adesso vivo alla Casa Occupata di Pellicceria1, e quelli con cui non coabito più, ma ci ritroviamo sempre in strada!

Un caldo saluto al nostro fratello Francesco, ai domiciliari con restrizioni totali dal 22 novembre: vedremo ancora, presto o tardi, Roma bruciare! Si parte e si torna insieme!

Un ringraziamento particolare all’immancabile compagno di gioie e guai che mi ha ospitato a più riprese dallo sgombero di Giustiniani, e sempre mi ha supportato (e sopportato), oltre che, naturalmente, ai miei genitori, che spesso faccio preoccupare ma costantemente sono nel mio cuore.

 

AVANTI TUTTA! Per andare avanti senza lasciare indietro niente e nessuno!

 

Enri

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