[secoloxix] Alta velocità: Terzo valico, la farsa infinita

dal secolo xix – 23 febbraio 2013
Alta velocità
Terzo valico, la farsa infinita

Roma – Finanziamenti del Cipe che tardano, passaggi procedurali che non si perfezionano, firme mancanti, comitati che si oppongono, rinvii, contenziosi milionari, problemi legati alla progettazione. C’è sempre una buona ragione per non aprire i cantieri del Terzo valico. I cantieri veri, per scavare i 39 chilometri di gallerie necessarie all’Alta velocità Genova-Milano: un tracciato lungo solo 54 chilometri, ma destinato a costare 6,2 miliardi di euro, se non di più, come gira voce di questi tempi. La lentezza con la quale il progetto procede è talmente insolita che in ambienti vicini al dossier si dice che a frenare sul Terzo valico sia l’ad delle Ferrovie Mauro Moretti, poco convinto della sostenibilità economica dell’infrastruttura. Non bastassero gli impedimenti sin qui elencati, negli ultimi due mesi sono intervenuti nuovi ostacoli. La prima complicazione viene smentita dal costruttore, ma molti sono convinti che l’evoluzione dell’azionariato di Impregilo, che ha visto Salini subentrare nel controllo a Gavio (ieri l’Antitrust ha dato l’ok all’Opa di Salini), abbia comportato «riorganizzazioni gestionali e operative».

Il senatore Luigi Grillo (Pdl) conferma questa tesi, pur dicendosi ottimista: «Salini è molto determinato nel realizzare l’opera. – osserva – Superata la temporanea paralisi dovuta al cambio di guardia, le attività potranno ricominciare con maggiore slancio».C’è da augurarselo. Rispetto a un primo lotto finanziato con 720 milioni, ben 220 milioni se ne sono andati per risolvere vecchi contenziosi Cociv-Rfi e solo poche decine di milioni di euro sono finiti nei cantieri veri. Adesso, per assurdo, i soldi sono l’ultimo problema del Terzo valico dei Giovi. Il secondo lotto da 1,1 miliardi è stato approvato dal Cipe e ha ricevuto pure l’ok della Corte dei Conti. «Manca solo la firma dell’accordo tra Cociv e Rfi», mette le mani avanti Raffaella Paita, assessore ligure alla Infrastrutture. Ma cosa aspettano Cociv e Rfi a firmare un’intesa che, di fatto, non dovrebbe essere molto diversa da quella già siglata sul primo lotto? Le elezioni politiche. «La firma è stata sospesa fino a dopo le elezioni», fanno sapere fonti vicino al Cociv interpellate dal Secolo XIX.

Incredibile, ma vero. Su una delle infrastrutture più strategiche del Paese, già “benedetta” da governi ed enti locali e pure già finanziata, la politica arriva a condizionare quello che dovrebbe essere un semplice passaggio tecnico: l’accordo tra costruttore e concessionario. «La costruzione del Terzo valico darà lavoro a 4.000 persone», era stato annunciato. Alla fine dell’anno scorso ne risultavano operative un centinaio: 50 uomini del general contractor Cociv più altrettanti stimati nella costruzione della galleria genovese tra via Borzoli e via Erzelli, un’opera di viabilità propedeutica affidata al consorzio Pamoter, il cui valore sta intorno ai 15 milioni. Per ora tutto ciò che il Terzo valico è riuscito a muovere sul territorio sono gli espropri (a buon punto in Liguria, molto più problematici nell’Alessandrino) e nemmeno questa partita è stata completata. Lo scorso 19 gennaio l’assessore Paita confidava che «in meno di un mese» sarebbero decollate almeno le opere stradali: galleria Val Chiaravagna, accesso a Trasta, nodo di Pontedecimo, variante Isoverde e strada di Ceranesi. Ora che il mese è trascorso Paita dice: «Ormai è davvero questione di poche settimane». Il Cociv è sulla stessa linea quando assicura che «in Valpocevera e Fegino i cantieri apriranno a marzo». Rinvii su rinvii. Nel settembre 2012 il Cociv dichiarava al Secolo XIX: «I cantieri arriveranno a un massimo impegno nella primavera 2013». La primavera è dietro l’angolo – e chissà lo scenario si avvererà. Intanto, nell’ambiente, circola voce che il costruttore potrebbe alzare la posta in gioco, sostenendo che 6,2 miliardi non basteranno a costruire l’Alta velocità tra Genova-Milano perché sono necessarie alcune varianti progettuali. L’indiscrezione non trova conferma, ma una riflessione di Grillo fa riflettere: «Mi risulta – rivela il senatore – che i lavori abbiano rallentato anche perché si è reso necessario superare alcune “criticità progettuali”».

Gilda Ferrari

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