LEGAMBIENTE LIGURIA “SVILUPPO SOSTENIBILE, MA NON AD OGNI COSTO”

*FELICI DI CRESCERE? COMMENTO A MARGINE DELL’INCONTRO DI SABATO 23 MARZO A PALAZZO DUCALE, GENOVA*
IL GOVERNATORE BURLANDO E’ “FELICE DI CRESCERE”
LEGAMBIENTE LIGURIA “SVILUPPO SOSTENIBILE, MA NON AD OGNI COSTO”

“Crescita”. Ecco il nuovo mantra della Regione Liguria, almeno secondo il Governatore Burlando e la sua Giunta. Dal dibattito del 23 marzo a Palazzo Ducale, l’uscita dalla crisi ha i connotati di un grande rilancio delle infrastrutture, una sorta di mini Piano Marshall a cui sono stati invitati Mauro Moretti (Ferrovie), Pietro Ciucci (Anas) e Giovanni Castellucci (Autostrade). I tre grandi nomi dello sviluppo infrastrutturale del nostro Paese.
Uno sviluppo che non solo ha nomi e cognomi, ma anche numeri e dati, come emerge dal“1° Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia” diffuso da Uniontrasporti nel 2011. Tra quelle pagine emerge una Liguria da primato nazionale, considerato che risulta essere“la regione che, in assoluto presenta il più alto indice di densità delle strade rispetto alla superficie con un valore pari a 96,53. [Cioè ogni 100 chilometri quadrati di superficie si hanno 96,53 km di strade]. Particolarmente alto è anche l’indice della densità di autostrade, visto che la regione
è attraversata da 6 tratte autostradali.” Mentre per le ferrovie si afferma che “Lombardia e Liguria sono le regioni che presentano una maggiore estensione di linee in rapporto alla superficie (rispettivamente 11,81 e 9,22 [chilometri di linee ogni 100 kmq di superficie]. La Liguria presenta anche la migliore qualità della rete
perché ha un livello di elettrificazione del 97%.”

“Con questi numeri davanti agli occhi, e le immagini del dissesto idrogeologico della nostra terra nella mente, – commenta Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – pensiamo sia stata persa l’occasione per fare valutazioni e cominciare a tirare le fila di uno sviluppo invasivo. Le conseguenze delle alluvioni e dei moti franosi che interessano la nostra regione sembra non portino all’ormai necessario cambiamento culturale nella gestione del territorio e negli investimenti economici. La nostra terra è satura di asfalto e di cemento, causa di
una progressiva erosione e fragilità dei suoli, e le politiche della continua infrastrutturazione stradale e autostradale, della conversione delle area industriali in edificabili a fini residenziali e commerciali
aumenteranno questa fragilità. Con maggiori costi per intervenire in caso di calamità ed emergenza, come si è già dimostrato in questi anni.”

Tra le azioni che Legambiente Liguria trova condivisibili c’è l’allentamento del patto di stabilità per permettere ai comuni di saldare i debiti contratti con le imprese e investire. Ma è necessaria anche una riflessione per riorientare priorità e investimenti e valutare la sostenibilità dei costi per opere inutili previste ed eventualmente già finanziate. Questo per rilanciare un piano che abbia al centro la rigenerazione urbana, la trasformazione di quartieri a zero emissioni, la riqualificazione edilizia (energetica, idrica ed antisismica), la
manutenzione del patrimonio ferroviario, potenziando i valichi esistenti sia per il trasporto delle merci portuali che per favorire lo spostamento dei pendolari e dei turisti, acquistando nuovi treni, favorendo la mobilità pubblica rispetto a quella privata.

“Affermare, come ha fatto il Presidente della nostra regione, che non sia corretto fare una battaglia in nome dell’ambiente contro opere ferroviarie è pretestuoso, dipende dal tipo di opera e dalla valutazione delle alternative. Così come è pretestuoso – conclude il Presidente di Legambiente Liguria – parlare di sviluppo sostenibile, accennando alla necessità di rilanciare le fonti rinnovabili, sostenendo contemporaneamente l’ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure.”

Proponiamo un modello di società che pensi prima di tutto alle giovani generazioni, che sia durevole e sostenibile, che crei posti di lavoro ma non a prescindere. Il modello sino ad oggi proposto ha mostrato tutte le
sue crepe, provocando danni sociali, sanitari e ambientali e se da questa Giunta, dopo l’evento di Palazzo Ducale, non viene dimostrata la volontà di abbandonarlo rischiamo così di fare un ulteriore passo verso un futuro invivibile per noi e per le generazioni che verranno.

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