pubblichiamo l’intervento della Puppato uscito il 30 marzo su alcune testate
Diciamolo, la Tav non serve – I soldi nei trasporti locali Laura Puppato *Parlamentare Pd
Non è strano che io sia andata in Val di Susa come parlamentare del Pd, ma che non ci sia venuto tutto il Pd
Non è strano che io sia andata in Val di Susa come parlamentare del Pd, ma che non ci sia venuto tutto il Pd. La politica ha il compito di ascoltare i tecnici, valutare e poi decidere.
Ma se la direzione è sbagliata, bisogna avere il coraggio di cambiare idea e di correggere la rotta. Da parte mia l’opposizione alla Tav non è affatto pregiudiziale e nemmeno dettata da motivazioni ambientaliste. Perché sarebbe troppo facile.
Si tratta semplicemente di un progetto antieconomico, bocciato ormai da molti esperti di trasporti. Il costo non vale la candela e non possiamo permetterci di comprare a rate una Ferrari che ci verrà consegnata nel 2040 quando oggi abbiamo una bicicletta con le gomme sgonfie.
Ovvero non abbiamo le risorse per finanziare il trasporto pubblico locale, la metropolitana di superficie, le linee per i nostri pendolari o i poli della logistica, alias non possiamo permetterti voli pindarici quando non
c’è il necessario.
Che ci siano dei colli di bottiglia sui quali intervenire è evidente a tutti. Con il risultato di accelerare il trasporto merci e di rendere funzionale delle tratte di collegamento fin da subito. Senza aspettare
trent’anni per avere, come nel caso di Modane e del Frejus, una canna-galleria senza collegamenti idonei. Che le reti attuali siano sottoutilizzate – nel caso del Piemonte sono al 20/25% del potenziale di trasporto con soli 7milioni di tonnellate all’anno rispetto alle 23 possibili – è altrettanto evidente. Per cui c’è da invertire una tendenza all’incremento del trasporto su gomma e da saturare le linee esistenti prima di farne delle nuove, finanziandole con soldi che, oggi, non ci sono… Anche l’ammodernamento delle tratte esistenti può essere
finanziato dall’Unione Europea, dunque di cosa stiamo parlando quando si blatera di perdere i finanziamenti Ue? In questi giorni anche Bartolo Mainardi, il commissario del Pdl per l’Alta velocità-Alta capacità nel
Veneto orientale, ha preso atto, con molta onestà intellettuale, della necessità di un ripensamento sulle grandi opere.
In considerazione delle attuali disponibilità finanziarie, anche secondo lui serve un rinvio di almeno 30 anni del progetto della Tav nel Nordest: «Da Verona a Trieste ci vogliono poco meno di 12 miliardi di euro, dove andiamo a prenderli? Meglio ristrutturare le linee ferroviarie esistenti», afferma. Anche in questo caso, come in Piemonte, la linea ferroviaria fra Padova e Verona è utilizzata solo al 58% e quella fra Venezia e Trieste al 40% e l’attuale sistema del doppio binario da Verona a Trieste è utilizzato solo per metà. Dei tredici progetti europei per l’Alta velocità nessuno è funzionante. Il costo del corridoio dal confine francese a quello sloveno prevede costi di progetto di quasi 25 miliardi di euro. Ma se i soldi non ci sono (e non ci saranno per un bel po’) è molto più conveniente e funzionale mettere a nuovo le tratte esistenti con un raddoppio delle linee ed un’accelerazione del sistema esistente. Insomma, dalla Val di Susa a Trieste, la ragione sembra farsi strada. Oltretutto con buona pace per le grandi opere, la manutenzione del territorio e l’investimento sulle reti esistenti e non, a scopo trasporto merci e passeggeri, produce una maggiore occupazione pari a 16.000 lavoratori per ogni miliardo i n v e s t i t o , contro i 1.000/1.500 delle grandi opere su pari importo investito. Il Territorio, la crisi occupazionale e i cittadini chiedono ragionevolezza.
Laura Puppato *Parlamentare Pd
30 marzo 2013