Lettera aperta a Sergio Cofferati, europarlamentare del PD eletto in Liguria, a proposito di Terzo Valico e figuracce in Europa

E’ comprensibile l’irritazione sua e dei politici liguri che si sono dati tanto da fare – negli ultimi venti anni – per garantire i finanziamenti al Cociv e alle proprie campagne elettorali, puntando al Terzo valico per il futuro di Genova e della Liguria.

Peccato che in questo stesso periodo la nostra regione, mentre ha inseguito l’araba fenice del Terzo valico, non solo non ha risolto i veri nodi strutturali che ne limitano opportunità di sviluppo e innovazione (dall’economia marittima all’industria hi-tech), ma ha subito un progressivo degrado economico, sociale e ambientale.

Per questi motivi la sua reazione sconfinata, insieme con quella patetica della coppia Paita-Merlo e quella smisurata del presidente della Liguria, assomiglia molto – ricordando le parole di Faber in “Bocca di Rosa” – all’ira funesta delle cagnette a a cui (in questo caso il Governo) aveva sottratto l’osso.

E, pur sapendo di ferirla, non posso evitare un parallelo tra quanto lei afferma a proposito del Terzo valico e le parole che ci siamo sentiti ripetere troppe volte da Elsa Fornero, come giustificazione dei peggiori misfatti compiuti a danno dei cittadini italiani: “Stiamo correndo un rischio davvero grande di fronte all’Europa, modificando quelle decisioni che proprio l’Europa ci ha chiesto di assumere in modo inequivocabile”. Una simile affermazione, oltre che azzardata, è priva di qualsiasi riscontro.

Così come il fatto che il Terzo valico dei Giovi sia un’opera che “deve stare a cuore a tutto il Paese, perché fa parte di uno dei due corridoi che lo attraversano e lo collegano con l’Europa”.

La sfido a trovarmi una persona ragionevole a Bruxelles disponibile a spendere sette miliardi di euro di denaro pubblico per un’opera che, una volta terminata, ridurrebbe di 15-20 minuti la percorrenza dei container da Genova-Fegino a Tortona-Novi nell’alessandrino, quando i tempi medi di sdoganamento delle merci nel porto di Genova continuano a essere di nove giorni contro i tre della media europea.

Ma chi volete ancora prendere in giro? Non certo tutte quelle imprese come, ad esempio, l’Ikea che per portare le proprie merci a Piacenza, trovano più conveniente utilizzare il porto di Rotterdam che quello di Genova. Non certo per le linee ferroviarie esistenti, ma per le inefficienze organizzative che caratterizzano la gestione portuale di Merlo & C………… Il Terzo valico è ormai diventato, per chi governa il porto, la città e la regione, un grande alibi per nascondere le proprie responsabilità e i propri fallimenti.

O lei è tra quelli che credono davvero che il volume di traffico container verso il porto di Genova sia rimasto ben sotto i cinque milioni di TEU (previsti nel 2007), perché le linee ferroviarie esistenti sono inadeguate?

E si è mai chiesto, da quando è venuto nella nostra città per dedicarsi alla figlia, finendo invece a far politica al Parlamento Europeo, perché tuttora meno del dieci per cento dei container che arrivano nel porto di Genova sono movimentati via ferrovia? Non mi racconti la balla che ciò è dovuto alle pendenze o alle sagome delle gallerie, non siamo persone sprovvedute e ignoranti come i politici che ha l’abitudine di frequentare.

Mi convinca, non con luoghi comuni, ma con dati e argomenti verificabili che l’opera è imprescindibile per l’Europa. E se mi convincerà della bontà dell’opera ci rimarrà solo da affrontare (prima del suo finanziamento e della sua esecutività) la questione etica e la valutazione d’impatto ambientale (dalla distruzione delle fonti al rischio amianto). Sì, perché in Europa avrebbero tante cose da dire sul modo con il quale quest’opera è stata progettata e si è data in concessione a imprese condannate per truffa nei confronti dello Stato, dirette manager che nel loro curriculum hanno solo anni di responsabilità nei lavori della Salerno-Reggio Calabria.

Se oggi il nostro Paese si ritrova pesantemente indebitato e, da dodici anni, registra un encefalogramma piatto in fatto di produttività ed efficienza, possiamo ringraziare queste logiche di gestione della cosa pubblica.

Mi dia retta. Le figuracce europee dell’Italia sono altre e ben più gravi! La smetta di sostenere con i soldi miei e di tutti quelli che pagano le tasse, un’opera il cui principale interesse è solo di chi la costruisce e dei politici che ne beneficiano.

Gianni Alioti

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