di Marco Preve pubblicato qui
Cgil vs Cgil
Il caso
Grandi opere, la Cgil si divide “Pronti a lottare contro i cantieri”
Bosco: la decisione non cambia, il sì votato al congresso
«ASCOLTANDO o leggendo certe interviste di nostri dirigenti, mi è sembrato che su Gronda e Tav fossero ancora più convinti di Confindustria». Parole che pesano quelle di Diego Marchesi, iscritto della Filt Cgil e primo firmatario di una lettera che sta creando qualche mal di pancia nel mondo del lavoro cittadino.
Sarà anche la dimostrazione pratica dell’»assoluta libertà di espressione interna alla Cgil», come dice il segretario della Camera del Lavoro Ivano Bosco, ma sorge il dubbio che la sua sia una semplificazione di comodo rispetto ad un tarlo che si sta facendo largo nel cuore della sezione genovese del più grande sindacato italiano: l’insofferenza di molti iscritti nei confronti del “sì” indiscriminato della Cgil a grandi opere come Gronda e ferrovia ad alta velocità.
Il casus belli sono le dichiarazioni
pubbliche rilasciate negli ultimi mesi da Giacomo Santoro responsabile Filt di Genova e Giulia Stella, già segretaria Fiom a Savona e poi dirigente regionale per vari settori tra cui le infrastrutture. Il loro schierarsi senza dubbi o perplessità favore dei due maxi cantieri suscita qualche malumore.
Gli iscritti Filt del settore marittimo genovese, Diego Marchesi, Luca Cabigiosu, Marco Macolino, Sergio Bossi, Stefania Bruzzone, Simona Mallia, Ivano De Venuto, Carla Filippone,
prendono carta e penna e scrivono ai loro dirigenti. Non otterranno mai risposta. Questi alcuni passaggi della loro missiva: «Con questa lettera intendiamo ufficialmente dissociarci da quelle dichiarazioni. Chi le ha esternate e chi ne esternerà di simili non ci rappresenta….. la creazione di posti di lavoro attraverso la spesa pubblica sarebbe molto più efficace ed efficiente se riguardasse altri tipi di opere: rimessa in sicurezza del territorio, ristrutturazione in senso ecologico del patrimonio edilizio, sviluppo dei servizi sanitari pubblici, potenziamento del trasporto di merci e passeggeri su rotaia sfruttando le più che sufficienti infrastrutture esistenti, rafforzamento ed incentivo del trasporto pubblico locale…. Prima ancora reputiamo che sia necessario uscire dalla contrapposizione tra diritto al lavoro e diritto alla salute… Gronda e Terzo Valico, oltre a rappresentare un enorme spreco di risorse economiche ed ambientali, metterebbero a repentaglio la salute e la qualità
della vita di migliaia di cittadini liguri e piemontesi. Non rappresenterebbero neanche la soluzione allo smaltimento delle merci del porto di Genova, balla spacciata dai sostenitori delle opere facendo squallidamente
leva sulle attuali difficoltà economiche… Noi crediamo in un sindacato che persegua l’interesse generale dei lavoratori come strumento di giustizia sociale, non in un sindacato che conduca una politica corporativa infischiandosene dei lavoratori di altre categorie e della salute e del benessere del resto dei cittadini». E si conclude con un appello: «Invitiamo tutti i lavoratori della nostra categoria a lottare attivamente contro la realizzazione di Gronda
e Terzo Valico, nell’interesse loro ed in quello generale». E la loro non è una posizione isolata nella Cgil. I no alla Gronda e alla Tav iniziano a farsi sentire anche nella Flc della scuola e addirittura
nella Fiom.
Ivano Bosco non nega il dissenso, ma ha le idee molto chiare: «Nella Cgil c’è la democrazia ma ci sono anche regole. I sì a Gronda e Tav sono frutto di votazioni del nostro congresso e anche se io o tutta la segreteria, per pura ipotesi, fossimo contrari, quella resta la decisione presa. Siamo disponibili alla discussione ma non si possono mettere in discussione le regole che servono a garantire la democrazia. Se durante le fasi per il nuovo congresso (
fine anno o inizi 2014, ndr)
dovesse emergere una posizione maggioritaria contraria, allora se ne prenderà atto».
Certo può sembrare perlomeno curioso che mentre la Fiom di Genova si schiera senza indugi a favore delle grandi opere, la Fiom di Alessandria scenda in piazza con i no Tav per manifestare contro l’alta velocità. «Ripeto — dice Bosco — è indice di democrazia anche questo e poi non è la prima volta, nei sindacati come nei partiti, che la collocazione geografica produca posizioni contrapposte».
Diego Marchesi non sembra però convinto: «Il congresso che ha deciso il sì risale al 2009 — dice — credo che nel frattempo le situazioni e le sensibilità siano mutate. Non mi sembra che nella Cgil ci sia attualmente discussione su questi temi, e anche se molti iscritti si pongono domande nessuno è mai stato interpellato. Con un movimento popolare così ampio schierato su questo fronte credo sia doveroso che il principale sindacato italiano riconsideri le proprie posizioni».