Cipe e Terzo Valico: proroga di due anni e 80 milioni all’anno per un decennio

di Antonello Brunetti

noterzovalico

«Come si apprende dalla lettura del verbale della seduta del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) del 19 Luglio 2013 è stata concessa la proroga di due anni della dichiarazione di pubblica utilità relativa alla realizzazione del Terzo Valico e sono stati stanziati circa 80 milioni di euro all’anno per ciascuno degli anni dal 2015 al 2024 per uno stanziamento complessivo di 802 milioni di euro, di cui 39 prelevati dai Beni culturali, per il finanziamento iniziale secondo lotto dei lavori della “grande opera inutile”.»

Proviamo a capire che cosa è cambiato.

Prima due conti

Fino a inizio aprile 2013 per il Terzo Valico erano stanziati il primo lotto da 500 milioni di Euro, il secondo lotto da 1,1 miliardi di euro – TOTALE 1 miliardo e 600 milioni

Poi vengono decurtati 240 milioni di Euro per la manutenzione delle linee esistenti. Quindi rimane 1 miliardo e 360 milioni di Euro.

Altra decisione: si aggiungono 120 milioni all’anno per dieci anni da dividersi col Brennero (non si sa in quale percentuale).

Altro passaggio: con la legge “per fare” si prevede un definanziamento alle infrastrutture non cantierizzate in favore di opere diverse e di più “urgente” attuazione, del tipo Expo 2015. Sono 763 i milioni sottratti al Terzo Valico, 524 quelli tolti alla Torino-Lione, 235 al ponte sullo stretto di Messina. Quindi per il Terzo Valico sino ad ieri erano rimasti 597 milioni più una quota ics per dieci anni, valutabile intorno ai 70 milioni per anno (e quindi 50 per il Brennero) a partire dal 2014. Qui le cose si fanno più confuse e quindi, occhio e croce, sino al 2023 vi sarebbero un miliardo e 297 milioni di euro.

Infine ieri il Cipe tira fuori (da chissà dove?) i 763 milioni tolti prima e ci aggiunge 39 milioni di euro tolti al Ministero per i Beni culturali (e nessuno dice niente? Signora Borletti?). Totale 802 milioni, ma, cosa che i giornali genovesi non segnalano, ripartiti in dieci anni (dal 2015 al 2024). Parrebbe quindi che il Terzo Valico, sino al 2024 avrebbe disponibili 2 miliardi e 99 milioni, ossia un terzo della cifra preventivata.

Apparentemente in questi quattro mesi i finanziamenti complessivi sono passati da un miliardo e 600 a 2 miliardi e 99.

Sorge però un dubbio e i giornali non fanno chiarezza: questi 802 milioni ripartiti in dieci anni sono aggiuntivi o sostituiscono quella disposizione confusa dei 120 milioni all’anno per dieci anni da ripartirsi fra Terzo Valico e Brennero. Ho l’impressione che la sostituisca fissando in 80 milioni all’anno (dal 2015 e non dal 2014) il contributo Terzo Valico ed eliminando il Brennero.

Se così fosse, e molto probabilmente è, siamo alla fine del rompicapo: il Terzo Valico avrebbe ora 1 miliardo e 397 milioni di euro contro il miliardo e 600 di quattro mesi fa.

Un altro calcolo veloce: un quinto circa è stato stanziato per i prossimi dieci anni, quindi l’opera sarà conclusa, con questo ritmo, nel 2064!

Sanno fare i conti i signori gongolanti e auto incensatori di oggi? Ossia i vari Paita, Burlando, Lupetti vari, Cota, Esposito e via sbavando? Forse ci prendono per fessi o forse non sanno fare i conti; del resto non sanno neppure che occorre fare un conticino prima di un’opera per verificare il rapporto costi- benefici.

Ma tanto che gliene frega, alla nostra “classe dirigente”? Importante è che venga aperto qualche cantiere, ovviamente facendo sfracelli ambientali, per poter dichiarare che l’opera è cantierizzata e pronta per l’avvio e poter eventualmente succhiare, magari prendendoli oltre che dai beni culturali anche dalla Sanità, e distribuire altri benefit agli amici e amici degli amici.

LA PROROGA

Scrivevamo due mesi fa: “Il finanziamento al Terzo Valico è pressoché annullato e la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera è in scadenza in agosto. Per di più è stata presentata un’ interrogazione in Senato dal Movimento cinque stelle. Dinanzi a queste scadenze certamente la lobby affaristico-bancaria-politica del TAV farà di tutto tramite i suoi lacchè per ribaltare la situazione e in particolare per far dichiarare utile l’opera forse più inutile fra le tanti cattedrali nel deserto di questi ultimi decenni.”

A sostenere la pubblica utilità dell’opera non è stato presentato alcun studio sul rapporto costi-benefici. L’interrogazione parlamentare, snobbando illegalmente il sollecito in Parlamento da parte di Scibona, non ha avuto alcuna risposta nonostante l’abbondante superamento dei termini (del resto cosa si pretende da un Parlamento che è in mano alla coppia Alfano-Schifani e ai trasversali componenti del partito del tondino, del cemento e delle ruspe? ).

In merito agli stanziamenti, da quel pasticcio tortuoso del togli e metti abbiamo ricavato che i soldi per la cantierizzazione (ossia della mucca da mungere per anni) ci sono.

Personalmente non avevo alcuna illusione (concordando con l’opinione generale dei comitati NoTAV) sul prevalere della ragione, del buon senso, di una conduzione intelligente della politica economica.

Obiettivo primario dei fautori del più grande affare del secolo, come venne definito da Imposimato, è avviare i cantieri con tutto quello che ne consegue, fissare bene chi deve essere coinvolto nella spartizione del denaro pubblico senza dimenticarsi di nessuno della cricca, foderare ogni opera di slogan pubblicitari fasulli.

– Nessuna attenzione al fatto che graverà nella fase costruttiva del 100 % sul debito dello Stato e così pure dell’85-90% nella fase gestionale

– Nessuna attenzione al fatto che tutti gli altri paesi europei hanno bloccato le nuove linee ad Alta Velocità per rimodernare le linee esistenti

– Nessuna attenzione al fatto che non siano più di 130.000 i container che attraversano l’Appennino ligure a fronte dei 5 milioni previsti

– Nessuna attenzione al fatto che gli attuali tre valichi alle spalle di Genova hanno già adesso una disponibilità di maggiorazione del trasporto container di almeno due milioni di teu

– Nessuna attenzione al fatto che a Rotterdam non gliene freghi un tubo di ricevere merci cinesi attraverso Genova e Tortona, anzi rimangano esterrefatti di fronte a una simile costosissima pazzia.

Questa grande opera, dichiarata ieri di pubblica utilità, da più di vent’anni sta turbando la vita di decine di migliaia di persone e nello stesso tempo ha portato gramo a chi si è adoperato per farla inserire nel progetto TAV, con addirittura il parere inizialmente contrario dello stesso Necci che la considerava INUTILE.

Andiamo a vedere chi erano i general contractor dicembre 1991 del supertreno Mi – Ge.

– Del Prato (25%), la prima ad essere estromessa dopo fallimento

– Gambogi-Ferruzzi (20%) di Raul Gardini, vicenda superconosciuta

– Itinera di Gavio (20%), ora estromessa dalla Salini che ha pressoché l’intera quota Cociv e che tra l’altro ha un sacco di appalti nel Kazachistan;

– Grassetto di Salvatore Ligresti (25%), leggete cosa se ne scrive in questi giorni

– Poi CER (Cooperative emiliane 3%), CIV (banche2%), (Tecnimont 5%)

Questa voce è stata pubblicata in DOCUMENTI, PROGETTI, STUDIO e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.