**le immagini della devastazione in via CastelMorrone a Trasta, tra cui le immagini del pino secolare**
Risultava chiara fin dall’inizio la strategia del COCIV riguardo alla tanto sbandierata apertura dei cantieri per il Terzo Valico-TAV a Genova: dove sarebbero riusciti ad espropriare, avrebbero iniziato qualche lavoro, piccolo o grosso che sia, reale o “propagandistico” non importa. Ed ecco, puntuale, la conferma. A inizio estate COCIV conclude con trattativa privata con l’espropriato la vendita a suon di denari di un terrreno molto vasto sulle alture di Trasta, nell’area attigua al cippo di Rocca dei Corvi, luogo di un eccidio nazifascista. L’esproprio del terreno è funzionale all’installazione di un cantiere per la nuova viabilità, così chiamata “Galleria Campasso”, che metterebbe in collegamento, attraverso appunto una galleria, il lungoPolcevera destro delle località di Trasta e Fegino con le aree retrostanti le prime colline dove sorgerebbe l’imbocco del tunnel di base. Di conseguenza, espropriato il terreno, ecco le ruspe.
Dopo essersi limitati a disboscare il terreno espropriato, le ruspe hanno preso il largo e nel giro un giorno si sono spinti fino a sopra Via Castel Morrone, oltre la linea ferrovia già esistente, dove furono bloccate a fine 2012 per due volte le trivelle per i sondaggi geognostici. Nell’area attigua ai binari, erano state innalzate alcuni metri di rete arancione a delimitare le porzioni di territorio già espropriate, qualche albero della vegetazione pioniera di scarpata ferroviaria (ailanti e rovi soprattutto) era stato tirato giù e prestissimo riscrescituto e tutto poi si era fermato per mesi. Reti che più volte erano state buttate giù o apparivano danneggiate nel corso dei mesi. Altre porzioni d’area e tre caseggiati erano stati espropriati tempo orsono, e l’ultimo esproprio ha dato a COCIV il via libera di fatto alla devastazione.
Ecco come era Trasta questo venerdì 30 agosto, e già si vocifera che in questa settimana vogliano procedere all’abbattimento della villa (nella foto) e di un condominio, edifici già venduti dai rispettivi proprietari e ciò, nel caso del condominio, ha costretto gli abitanti ad andarsene nell’arco di pochi mesi, lasciando case che abitavano da più di 40 anni, ricordi e affetti per il territorio (di fatto, un sfratto). Famiglie e persone cacciate di casa, alberi abbattuti boschi scomparsi, rii e fonti asciugati, pendii livellati, cemento e inquinamento. Dopo la devastazione della collina di via Tecci, un’altra devastazione muove i primi passi. Che non ci diano per vinti, sarà lunga e sarà dura!