Eccolo, lo stupore dei giornalisti e degli amministratori, farsi largo tra cumuli di terre, detriti e macerie.
La Liguria ci sta franando sotto ai piedi letteralmente. A ogni pioggia, ogni temporale, è uno stillicidio di frane, smottamenti e crolli. Ultimi in ordine di tempo, la fascia costiera tra Nervi e Bogliasco e tra la linea ferroviaria ad Andora. E pochi giorni prima Sestri Ponente, la Pontedecimo e San Cipriano, e ancora Borgaratti e il Lagaccio. E ancora le 5terre, Spezia e la Val di Vara e ancora e ancora…..
Come non notare come le zone soggette a frane e crolli recenti, siano proprio la zona costiera sottoposta a un intenso sfruttamento edilizio e turistico e le valli genovesi devastate dall’urbanizzazione feroce, private dei naturali bacini idrici e dei boschi. Dalle villette sul mare per i ricchi ai quartieri popolari delle alture periferiche, la cementificazione in atto sul territorio dal dopoguerra ad oggi e tutt’ora in corso inizia a presentare il conto.
E allora via di stupore e ipocrite solidarietà istituzionali con relative promesse, giù con articoli giornalistici in cui improvvisamente il cemento diventa un nemico. Il Secolo XIX si prodiga in questo, e con l’arrogante convinzione di chi pensa di aver scoperto l’acqua calda per primo ci illumina dicendoci che crolli, frane e tragedie sfiorate sono causa della cementificazione e dell’abuso edilizio. Parallelamente alla redazione de il Secolo, il sindaco Doria corre nel ricco levante genovese a stupirsi anch’esso del crollo del costone di roccia a picco sul mare a Nervi. Ovviamente, non corre così veloce quando c’è da andare nei quartieroni delle vallate genovesi devastate o inquinate dalla discarica di Scarpino. Lo stupore degli ipocriti ha fatto però il suo tempo.
Sono decenni che movimenti e comitati di lotta si oppongono, più o meno concretamente, alla devastazione del territorio, alla cementificazione e all’urbanizzazione diffusa programmata nei Piani Regolatori, nei Piani Urbanistici e nei progetti infrastrutturali dello Stato. Movimenti e comitati puntualmente repressi e accusati di “catastrofismo” quando espongono le mille ragioni contro le Grandi Opere e annessi pericoli per i territori e le popolazioni. Abbiamo ragione noi, punto. E la nostra ragione la faremo valere, costi quel che costi. Sono anni che si sa quali siano le conseguenze nefaste (ecologiche e sociali) dello sviluppo economico, infratrutturale ed edilizio e del progresso industriale. Chi si stupisce ora sono gli stessi, o i loro degni eredi, che questi piani urbanistici li ha firmati e voluti fortemente, sono quelli che ritengono il TAV-Terzo Valico e la Gronda autostradale opere fondamenti,che l’hanno voluta,votata e appoggiata politicamente e economicamente, sono quelli che hanno fatto sì che decine di chilometri di costa scomparissero per far posto a villette, resort turistici, stabilimenti balneari, strade e quant’altro, sono quelli che ci hanno portati a questa situazione di profondo dissesto idrogeologico. Sono quelli che hanno fatto delle vallate delle zone industriali e commerciali, delle colline dei casermoni-dormitori. Il cemento non si cola da solo, c’è chi quindi vuole la distruzione programmata della terra e chi si fa portavoce degli interessi dei padroni dell’economia tramite le pagine del Secolo XIX. Sfogliando il giornale, su una pagina c’è la scoperta che il cemento devasta, dall’altra c’è un’ode al TAV-Terzo Valico e alla Gronda. Sarà un caso che le colate di terra sul lungoPolcevera dai cantieri di Trasta e San Quirico non siano state mai nemmeno menzionate dai quotidiani locali? Non crediamo proprio, le scelte redazionali sono chiare. Eccola, l’ “ottima coscienza civile” di Repubblica e IlSecoloXIX: le frane sono cattive e fanno notizia solo lontano dalle Grandi Opere…
E se dà una parte, amministratori politici e giornali, versano lacrime ipocrite, dall’altra non si fanno scrupoli a epitetare come “terrorista” e “pericolo pubblico” chi si oppone concretamente alla devastazione del territorio, a isolarlo e condannarlo, a silenziarlo con la repressione, la galera e la calunnia.
Le mille tragedie reali o sfiorate in questi ultimi anni “non devono più accadere”, si dice sempre. L’unico modo per far si che tutto ciò non accada più è lottare contro le infrastrutture e l’urbanizzazione, contro il TAV e le bretelle autostradali, le discariche e i complessi edilizi. Svelando le responsabilità, le ipocrisie e le menzogne di politici e giornalistici.