Non ce ne vorranno gli amici valsusini se ci siamo permessi di coniare questo termine, ma a ben pensare è quello che meglio rende il punto di vista della nostra classe politica. Impossibile dimenticarci di quando a inizio del 2012 rifinanziarono il progetto del Terzo Valico e i politici si affrettavano a dichiarare in continuazione che la Valle Scrivia non sarebbe stata una nuova Valsusa. Poi davanti alle prime imponenti manifestazioni ricalibrarono un pochino il tiro e allora ripeterono come un mantra: “non dobbiamo fare gli errori della Valsusa”. Ovviamente non sono mancate le dichiarazioni deliranti dei soliti senatori del PD che accusavano le “frange violente” dei No Tav – Terzo Valico (un incubo ricorrente per chi non accetta di trovarsi davanti ad un movimento popolare) di voler alimentare una nuova Valsusa. Poi arrivarono le manifestazioni conclusesi con l’abbattimento delle recinzioni dei cantieri del Cociv e l’intervento delle forze dell’ordine da cui scaturirono mirabolanti dichiarazioni sul rischio Valsusa e sulla partecipazione dei valsusini alle manifestazioni in valle scrivia. Da ultimo con la giornata del 30 luglio altro inchiostro sprecato per raccontare di come la lotta contro il Terzo Valico si stesse avvicinando a quella della Valsusa.
Poi nei giorni scorsi abbiamo letto una delibera della Regione Piemonte inerente l’intesa generale quadro fra il Governo e la Regione di cui alla legge 443/2001 (la famigerata legge obiettivo sulle grandi opere) in materia di infrastrutture strategiche. Ovviamente vengono ampiamente citate entrambe le “opere strategiche” (per chi le costruisce), sia il Tav Torino Lione che il Terzo Valico. Quello che ci ha stupito, ma a ben pensarci neppure troppo, è che la Regione Piemonte chiede in un documento ufficiale al Governo “…di affrontare le problematiche dei rapporti con il territorio prima che la situazione assuma livelli di criticità analoghi a quanto verificatosi in Valle di Susa…”. Insomma vorrebbero chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati da tempo e scorrazzano per le valli interessate dal progetto a fare manifestazioni, assemblee, iniziative, azioni dirette, blocchi degli espropri e molto altro. Ovviamente non è tutto, la Regione chiede anche al Governo un sistema adeguato di informazione, soldi per supportare Arpa all’interno dell’Osservatorio Ambientale, la predisposizione del “Documento Smart” scopiazzato dalla Valsusa e riguardante le compensazioni per il territorio, la creazione di un apposito Tavolo Istituzionale Operativo sul modello dell’Osservatorio di Virano in Valsusa e interventi strutturali che dovessero emergere dalle risultanze dei lavori del Tavolo Tecnico sulla Logistica.
Se non è un’ammissione di colpa poco ci manca, considerato che sono i soliti interventi richiesti da anni dalle istituzioni piemontesi per il Terzo Valico e che non hanno mai ottenuto.
Da parte nostra alla loro Valsusafobia preferiamo opporre la nostra solida convinzione che parlare di Valsusa significhi parlare di un modello del tutto positivo a cui ispirarsi senza mai compiere l’errore di crederlo riproducibile nelle stesse identiche forme. Per noi Valsusa significa dignità, partecipazione, informazione, difesa del territorio, resistenza, coerenza e molto altro. Per questa ragione ogni volta che possiamo corriamo in valle a dare una mano così come i valsusini, con tanta generosità, sono venuti molte volte a darci manforte.
Creare due, tre, molte Valsusa non è solo uno slogan, ma la convinzione che se si riprodurranno resistenze territoriali diffuse ovunque sarà più facile sconfiggere l’alta velocità e le grandi opere in generale. Noi stiamo cercando solamente di fare la nostra parte e nessuno si stupisca se il 10 settembre ci saranno anche i nostri compagni di lotta valsusini.
I popoli in rivolta scrivono la storia, No Tav fino alla vittoria!