All’alba a presidiare le vie d’accesso al cantiere poi scende la pioggia e il fango diventa un alleato dei valligiani di Nicoletta Dosio
Oggi presidio al ponte di Exilles per il blocco di mezzi del cantiere. L’appuntamento è intorno alle sei. Si arriva con la mezzaluce che precede l’alba. Sulla strada per Chiomonte, dopo Gravere, un gradito incontro: un giovane cinghiale che, scendendo dai boschi, attraversa la strada verso la Dora.
La pioggia scende a dirotto, un furgone dei carabinieri è bloccato, con luci di emergenza, nel tratto di Chiomonte. Davanti a me trovo un “trasporto eccezionale”, che rallenta sul ponte di Exilles, ma poi prosegue; di lì non passerà: il presidio c’è, anche se non numeroso.
Giungono notizie di un blocco poliziesco nei pressi della centrale di Chiomonte; sul ponte di Exilles compare la Digos, arrivano i carabinieri; qualcuno viene a chiederci perchè siamo lì, poi, dopo aver rilevato che «noi abbiamo gli ombrelli e loro no», va a rifugiarsi con gli altri sui blindati. Dopo un paio di ore, visto che l’orario del passaggio-mezzi è abbondantemente scaduto, ce ne andiamo, sicuri che, in Clarea, la terra dei boschi abbattuti si sarà fatta fiumana di fango, invincibile ad ogni aggressore.
Sulla via del ritorno un’altra apparizione amica: un’agile, elegante faina che si affaccia allo stradone, ma, visto il traffico aumentato, saggiamente torna indietro, eclissandosi tra gli alberi del bosco.
Anche oggi c’eravamo; era giusto esserci.