Due contributi, attuali più che mai, sul sabotaggio come pratica di lotta efficace ed incisiva.
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di seguito l’intervista all’Huffington post, qui trovate un’altra intervista sul Corriere del mezzogiorno. Articoli riguardanti la lotta al TAV in Val di Susa, ma ogni considerazione “di lotta ” vale anche per ogni altra lotta al TAV e alle nocività.
Lo scrittore Erri De Luca, raggiunto al telefono dall’HuffPost, commenta con scarne parole l’accusa che il procuratore Giancarlo Caselli lancia nei confronti degli intellettuali che a sinistra “sottovalutano pericolosamente l’allarme terrorismo” in Val di Susa.
Caselli non fa i nomi dei “conniventi” ma nell’ elenco, è chiaro, figurano il filosofo Gianni Vattimo e De Luca, che hanno manifestato pubblicamente il supporto agli attivisti No Tav finiti in carcere per sabotaggio.
Pochi giorni or sono Vattimo è finito nelle attenzioni della Procura torinese per i suoi stretti legami con le frange più dure del movimento, mentre lo scittore ha firmato un intervento durissimo nel volume appena uscito “Nemico pubblico. Oltre il tunnel dei media: una storia NoTav”, ebook dedicato alla lotta valligiana scritto con la giornalista Chiara Sasso, WuMing1 e Ascanio Celestini.
Ieri altri due ragazzi appartenenti ai No Tav sono stati arrestati mentre trasportavano in macchina molotov, maschere antigas, fionde, cesoie, chiodi a quattro punte e altro materiale destinato, secondo gli investigatori, a danneggiare i cantieri dell’Alta Velocità. È proprio questo ultimo episodio a spingere Caselli contro i cosiddetti cattivi maestri. De Luca ha letto le dichiarazioni del magistrato ma non si scompone. Non è un uomo loquace, risponde con fermezza e senza appello.
Erri De Luca, ha ragione il procuratore capo di Torino quando paventa il terrorismo No Tav?
Caselli esagera.
Forse esagera, ma in macchina i due ragazzi arrestati avevano caricato molotov…
( sorride ironicamente ) …Sì, pericoloso materiale da ferramenta. Proprio quello che normalmente viene dato in dotazione ai terroristi. Mi spiego meglio: la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo.
Dunque sabotaggi e vandalismi sono leciti?
Sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile.
Sono leciti anche quando colpiscono aziende che lavorano per l’Alta Velocità come quella di Bussoleno, chiusa per i continui danneggiamenti? Non si rischia un conflitto tra lavoratori e valligiani?
La Tav non si farà. È molto semplice.
La posizione è chiara. Ma è antitetica a quella presa dal governo.
Non è una decisione politica, bensì una decisione presa dalle banche e da coloro che devono lucrare a danno della vita e della salute di una intera valle. La politica ha semplicemente e servilmente dato il via libera.
Di questo passo, afferma Caselli, arriveremo al terrorismo. Lei invece quale soluzione propone?
Non so cosa potrà succedere. Mi arrogo però una profezia: la Tav non verrà mai costruita. Ora l’intera valle è militarizzata, l’esercito presidia i cantieri mentre i residenti devono esibire i documenti se vogliono andare a lavorare la vigna. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa.
Politicamente come si risolve?
Arriverà un governo che prenderà atto dell’evidenza: la valle non vuole i cantieri. E finalmente darà l’ordine alle truppe di tornare a casa.
Intervista allo scrittore Erri De Luca L’Huffington post
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Un bel tacer non fu mai scritto
Sull’incendio dei mezzi della Geomont in Valsusa il 30 agosto
E se qualcuno avesse deciso di attaccare la Geomont per la sua partecipazione alla devastazione della Valsusa?
Di certo sarà rimasto attonito e nauseato dal comunicato “ricevuto e pubblicato” sul sito notav.info all’indomani dell’incendio nel capannone della ditta di Bussoleno. Anche perché tra le suggestive ipotesi elencate come possibili verità di quel fatto, danneggiamento volontario del proprietario e attacco mafioso, manca proprio quella che qualcuno abbia in piena coscienza e volontà deciso di attaccare uno dei tanti che ha partecipato allo scempio della Valle.
Negli anni, purtroppo, è spesso successo che atti individuali e di piccoli gruppi in appoggio alla lotta contro il TAV venissero stigmatizzati, anche attraverso notav.info, come provocazioni o, peggio ancora, come gesti di chi “non è della valle né del movimento notav”.
È strano dopo tanti anni di lotta dover ancora tirare fuori queste questioni.
Il movimento notav è enorme e complesso. È la gente della Valsusa. Sono tutte le migliaia di persone che da anni attraversano per brevi e lunghi periodi il territorio donando le proprie energie, il proprio tempo e spesso la propria libertà. È la gente che in Italia e nel mondo appoggia e dà forza alla lotta con atti di solidarietà e complicità.
E quindi chi decide, all’interno di una realtà così variegata chi ha o non ha il diritto di mettere il proprio mattone per costruire la strada verso la liberazione della Valle?
Ma qui forse si affronta un discorso già superato. Non è forse vero che da un po’ il sabotaggio, pratica adottata da sempre nelle lotte popolari, è stato accolto e assunto in Valsusa e che da qualche tempo nessuno si permette più di censurare o condannare quei gesti che colpiscono i responsabili materiali della costruzione del famigerato tunnel? Forse non è un varco facile da attraversare, e molti tra quelli che vivono e che guardano questa lotta ci stanno ancora facendo i conti. Ma se dimentichiamo questo storico passaggio, e permettiamo dei passi indietro lungo la crescita collettiva del movimento notav, lasciamo spazio alla repressione e alla paura. Il sabotaggio come mezzo di lotta, la distanza tra giusto e legale, la necessità della difesa e dell’attacco, la differenza tra una vita presa a morsi e la sopravvivenza passiva. Tutte cose che molti di noi hanno imparato lottando. E che vanno difese come le montagne.
Come è possibile accogliere su uno dei siti più letti come voce notav un comunicato che scrive “sappiamo che il movimento notav non ha appiccato il fuoco”? Forse chi lo ha stilato conosce tutti i notav del mondo, le loro pulsioni e azioni, le loro priorità e obiettivi? E se anche si prova una ineludibile ed epica tensione democratica (del tipo non sono d’accordo con quello che dici ma morirò per fartelo dire) come è possibile lasciare che scritti come questo cadano in un indifferente ed assordante silenzio?
Le ipotesi proposte dal comunicato sono quelle che si potrebbero fare sempre dopo un attacco incendiario. Anche se la ditta non è in fallimento, potrebbe voler rinnovare i macchinari o cose simili. Anche le ritorsioni di stampo mafioso, specie in questi ambiti, sono sempre dietro l’angolo. Oltre che provare un sano disprezzo per la dietrologia e il complottismo e tenerli lontani dalle nostre bocche e dai nostri cuori, non dovrebbe venirci più naturale trovare il posto per questo episodio tra tutti gli altri simili che da qualche mese illuminano le notti della Valsusa? Anziché rischiare di sminuire il gesto di qualche coraggioso notav, difendiamo pubblicamente dalla repressione i nostri compagni di lotta nell’unico modo dignitoso possibile. Rivendicando qualunque gesto compiuto contro l’avanzare del mostro TAV come patrimonio di tutti noi.