Più di un migliaio di persone sono scese in piazza sabato, per ribadire le precise responsabilità politiche delle amministrazioni locali e del Governo, passati e presenti, in un contesto di sfiducia complessiva contro un intero sistema della rappresentanza inviso alla comunità. L’ onta delle mancanze complessive di una gestione dell’ alluvione tutta volta all’emergenzialità in nome degli speculatori sciacalli è stato il motore della rabbia espressa. Il corteo ha attraversato le zone maggiormente colpite dall’ alluvione. La consapevolezza che è il modello urbanistico di Genova a causare l’ennesimo disastro è diffusa, ma sembra rimanere lì tappata e inespressa, rimanere “quieta” per una fetta troppo grossa di popolazione, oscillante tra l’inerme e il rassegnato : una Città costruita sui torrenti, la Foce del Bisagno occupata da una popolosa parte di città, alvei ristretti all’inverosimile e corsi d’acqua intombati sotto tunnel di cemento. Una città che da inizio ‘900 ha visto il cemento padrone, vallate che hanno perso la loro “naturalità” in nome di un progresso urbano che sta facendo pagare il conto, salato.
Un corteo molto lungo, che ha raccolto molte persone lungo il percorso, ha portato in piazza il tessuto ribelle della città, ma anche di molte altre zone della Liguria, compresi i familiari delle vittime di Viareggio che da tempo ormai chiedono giustizia.
Un lunga marcia della dignità dunque che è giunta dopo oltre due ore e mezza sotto il palazzo della regione al grido di “assassini”.
Il corteo si è poi concluso in Piazza Ferrari con i movimenti che hanno reclamato a gran voce la libertà per tutti e tutte le persone detenute per essersi opposte alla realizzazione di grandi inutili opere, a partire dal Tav Torino-Lione passando per il Terzo Valico.
Ascolta la diretta con Toni